Aggiornamento sui Servizi Pubblici Relazionali e Applicazione alle Politiche per il Lavoro in Italia

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Introduzione

Questo documento fornisce un aggiornamento sul concetto di “servizi pubblici relazionali” (Relational Public Services – RPS) e analizza come questo approccio potrebbe essere applicato per migliorare i servizi e le politiche per il lavoro nel contesto italiano. La trattazione parte dalla definizione del concetto, esplora le basi teoriche e le criticità del sistema attuale in Italia, presenta casi studio internazionali rilevanti e conclude con una sintesi dei potenziali vantaggi e delle sfide per l'implementazione nel nostro Paese.

Definizione dei Servizi Pubblici Relazionali

I servizi pubblici relazionali rappresentano un approccio all'erogazione dei servizi che pone al centro la costruzione di relazioni significative e basate sulla fiducia tra gli operatori dei servizi e i cittadini. Questo modello si discosta dagli approcci più tradizionali e transazionali, riconoscendo che le persone spesso si rivolgono in primo luogo alla famiglia e alla comunità nei momenti di difficoltà. Tuttavia, quando queste reti di supporto sono assenti o insufficienti, i servizi pubblici relazionali intervengono per colmare questo vuoto.

Secondo la Joseph Rowntree Foundation, questo approccio si fonda su due elementi chiave. In primo luogo, riguarda la modalità di interazione: il servizio pubblico dovrebbe iniziare con gli operatori che costruiscono relazioni autentiche con le persone, comprendendone i punti di forza individuali, le aspirazioni e ciò che è veramente importante per loro. Non si tratta semplicemente di valutare i bisogni o applicare procedure standardizzate, ma di conoscere l'individuo nella sua interezza. In secondo luogo, le relazioni positive non sono viste solo come uno strumento per raggiungere altri obiettivi (come trovare un lavoro o risolvere un problema abitativo), ma sono considerate un risultato fondamentale in sé. L'obiettivo è aiutare le persone a sviluppare una rete di relazioni sociali nutrienti e di supporto nel lungo termine, riconoscendo che queste connessioni sono essenziali per il benessere e la prosperità umana.

Un esempio pratico citato è il “Liberated Method”, dove un operatore (caseworker) instaura una relazione di “alto supporto e alta sfida” basata sulla fiducia. La fiducia viene costruita attraverso la presenza costante, l'attenzione, il pragmatismo e l'efficacia nel risolvere problemi immediati. Solo una volta stabilita questa base di fiducia, si lavora sugli obiettivi a lungo termine legati ai comportamenti e ai punti di forza della persona. Questo metodo enfatizza la comprensione profonda dell'individuo piuttosto che una mera valutazione, e mira a portare il supporto direttamente alla persona anziché limitarsi a indirizzarla altrove. In definitiva, i servizi pubblici relazionali cercano di utilizzare il supporto “estrinseco” fornito dagli operatori per aiutare le persone a sviluppare la loro “capacità intrinseca” di condurre una vita soddisfacente, facilitando anche la connessione con le comunità di appartenenza o di interesse.

Approfondimenti Teorici sulla Svolta Relazionale

L'articolo “Conjectures on a relational turn in policy studies” di Lejano e Kan (2025), pubblicato su Policy Sciences, esplora l'emergente “svolta relazionale” negli studi sulle politiche pubbliche. Gli autori sostengono che, sebbene il concetto di relazionalità sia ampio, un principio fondamentale è porre in primo piano le relazioni tra gli attori politici e riconoscere che tali relazioni sono, almeno in parte, costitutive del ruolo e dell'identità di questi stessi attori. Questo approccio si discosta da una visione delle politiche pubbliche come sistemi puramente razionali, formali e codificati, per abbracciare invece l'analisi delle pratiche e interazioni informali, deliberative, emergenti e spesso non codificate.

Il testo evidenzia come la relazionalità sia in realtà presente da tempo negli studi sull'implementazione delle politiche e sul ruolo dei burocrati di strada (street-level bureaucrats), figure che co-costruiscono le politiche nell'interazione quotidiana con i cittadini. Tuttavia, ricerche più recenti in policy studies e pubblica amministrazione cercano di teorizzare e analizzare la relazionalità in modo più sistematico, attingendo appunto alla più ampia “svolta relazionale” nelle scienze sociali, in particolare nella sociologia. Questo filone di studi mira a superare il dualismo tra struttura e agenzia, concentrandosi sugli “spazi intermedi” e considerando le reti di interazione, interdipendenza e relazione come unità di analisi principali (Bartels & Turnbull, 2020).

Secondo Lejano e Kan (2022), da una prospettiva relazionale, le strutture formali (regole, routine, linee di autorità) possono essere viste come epifenomeni del relazionale, nel senso che “la politica, nei suoi significati e pratiche, emerge... dal lavoro e dalla rielaborazione delle relazioni tra una rete di attori politici”. Anche la concezione dell'individuo come agente autonomo viene messa in discussione, a favore di una comprensione della persona come intrinsecamente connessa, la cui identità si forma nella relazione con l'altro.

Gli autori sottolineano che, pur senza accettare le affermazioni ontologiche più forti presenti nella letteratura sociologica, vi è un valore intrinseco nell'esplorazione sistematica delle dimensioni relazionali delle politiche pubbliche. Questo approccio offre una modalità descrittiva più ricca della pratica politica quotidiana e una nuova lente per comprendere le istituzioni nella società. Sebbene la letteratura precedente riconoscesse l'importanza del relazionale, mancava uno sforzo concertato per porre la relazione e la relazionalità al centro dell'analisi.

Applicazione alle Politiche per il Lavoro in Italia: Criticità Attuali e Potenzialità Relazionali

L'analisi delle potenzialità dell'approccio relazionale per i servizi e le politiche per il lavoro in Italia deve partire dalle criticità attuali del sistema, evidenziate anche da recenti rapporti istituzionali. La relazione della Corte dei Conti del 2021, come riportato da Altreconomia, ha messo in luce diverse problematiche strutturali dei Centri per l'Impiego (Cpi). Tra queste emergono la difficoltà nel completare un Sistema Informativo Unitario (Siu) che garantisca un coordinamento efficace tra le strutture, l'inadeguatezza delle dotazioni informatiche (con un significativo 36% di Cpi con connessioni critiche e l'1% addirittura offline), e la mancanza di metodologie condivise per la raccolta e misurazione dei dati, che inficia l'attività di reporting e valutazione.

A queste criticità infrastrutturali e di coordinamento si aggiungono debolezze nell'erogazione stessa dei servizi. La Corte dei Conti ha rilevato una scarsa attivazione di aree funzionali cruciali come l'offerta di servizi specialistici (attiva solo nel 65,2% dei Cpi nel 2019) e il supporto alla creazione d'impresa (59,4%). Anche attività fondamentali come l'orientamento di secondo livello (bilancio delle competenze, piano d'azione individuale) e l'accompagnamento al lavoro risultano implementate solo parzialmente in molte strutture. Secondo la magistratura contabile, l'attività di intermediazione appare “poco incisiva”, condizionata dalla scarsità di personale qualificato (orientatori, psicologi, consulenti aziendali, mediatori culturali), oltre che dalle carenze infrastrutturali. Questo quadro si riflette in un basso grado di soddisfazione degli utenti, con oltre la metà (53,3% in un'indagine Anpal citata) che si dichiara “insoddisfatta” dei servizi ricevuti.

Queste problematiche evidenziano una distanza significativa dai principi dei servizi pubblici relazionali. La frammentazione dei servizi, la difficoltà di coordinamento, l'enfasi su processi burocratici piuttosto che sulla costruzione di relazioni di fiducia e la scarsa capacità di offrire supporto personalizzato e specialistico contrastano con l'approccio relazionale descritto da fonti come la Joseph Rowntree Foundation e Demos. L'attuale sistema italiano sembra faticare a costruire quella relazione significativa tra operatore e cittadino, basata sulla comprensione dei bisogni e delle potenzialità individuali, che è al cuore del modello relazionale. Inoltre, la focalizzazione su procedure standardizzate e la mancanza di integrazione con altri servizi (formazione, orientamento) limitano la capacità di coltivare il capitale sociale degli individui, un fattore riconosciuto come cruciale per l'inserimento lavorativo.

L'adozione di un approccio relazionale potrebbe offrire soluzioni concrete a queste criticità. Ispirandosi a modelli come l'“Universal Work Service” proposto da Demos, si potrebbe puntare a una maggiore integrazione dei servizi a livello locale, superando la frammentazione attuale tra Cpi, agenzie per il lavoro, enti di formazione e servizi di orientamento. Questo permetterebbe di offrire un percorso più coeso e personalizzato all'utente. Fondamentale sarebbe investire sulla figura dell'operatore (coach), garantendo non solo un adeguato numero di professionisti, ma anche le competenze necessarie per costruire relazioni di fiducia, ascolto attivo e supporto personalizzato (“alto supporto, alta sfida”). Abbandonare un approccio puramente basato sulla compliance per adottarne uno centrato sulla persona, sui suoi punti di forza e sulle sue aspirazioni, potrebbe aumentare significativamente l'efficacia degli interventi e la soddisfazione degli utenti. Infine, promuovere attivamente la costruzione di reti e capitale sociale, attraverso iniziative specifiche o l'integrazione con le risorse comunitarie locali, potrebbe rafforzare ulteriormente le possibilità di inserimento e progressione lavorativa.

Partecipazione pubblico – privata e terzo settore

La cooperazione pubblico privata in Italia è nata e cresciuta all’interno dei regimi di concessione, tramite sistemi regionali di accreditamento. INAPP mantiene un catalogo dei dispositivi regionali, molti dei quali fanno riferimento, in origine, alle forme di accreditamento in vigore per la formazione nei primi anni 2000, spesso basate su standard fisici, di disponibilità, sicurezza e accessibilità dei locali. L’estensione agli intermediari del lavoro ha di fatto incasellato nello stesso standard regolamentare sia le iniziative del terzo settore che le iniziate commerciali di intermediazione, generando una confusione fra ruoli e frenando di fatto la partecipazione degli enti del terzo settore con le loro caratteristiche proprie allo sviluppo di politiche attive maggiormente centrate sulle persone.

Per risolvere questa ambiguità nei sistemi di accreditamento si potrebbe fare riferimento sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale Italiana che fornisce un quadro costituzionale favorevole allo sviluppo di servizi relazionali con il contributo del Terzo Settore e può essere applicata anche ai servizi per il lavoro, purché questi rientrino nelle attività di interesse generale definite dal Codice del Terzo Settore e siano realizzati da enti che rispettano i requisiti previsti dalla normativa.

La Corte ha stabilito che:

Riguardo all’applicabilità ai servizi per il lavoro:

Casi Studio Internazionali Rilevanti

Il report di Nesta (Ahmed et al., 2017) “How is EU employment policy driving social innovation?” fornisce ulteriori esempi internazionali che illustrano l'applicazione di principi relazionali, sebbene non sempre esplicitamente etichettati come tali, nel campo delle politiche per l'impiego, spesso supportati da fondi europei come il FSE (Fondo Sociale Europeo) e l'Iniziativa per l'Occupazione Giovanile (YEI).

Un caso emblematico è Garantie Jeunes in Francia, parte dell'implementazione nazionale della Garanzia Giovani. Questo programma si rivolge a giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training) vulnerabili, offrendo un percorso integrato che include formazione, esperienze professionali e supporto finanziario. Sebbene implementato a livello nazionale, l'approccio mira a fornire un accompagnamento personalizzato, elemento chiave dei servizi relazionali, anche se il report Nesta nota che l'uniformità nazionale può talvolta scontrarsi con le esigenze di adattamento locale.

Un altro esempio significativo è Ohjaamo in Finlandia. Si tratta di una rete di quasi 40 “sportelli unici” (one-stop shops) distribuiti a livello nazionale, che offrono ai giovani una gamma diversificata di servizi sotto lo stesso tetto: non solo supporto all'impiego, ma anche servizi sanitari, abitativi e di orientamento. Questo modello integrato, finanziato dal FSE e parte della Garanzia Giovani finlandese, incarna l'idea di un servizio olistico che prende in carico la persona nella sua complessità, facilitando l'accesso e la navigazione tra diversi supporti, un aspetto fondamentale per costruire un percorso efficace e relazionale.

Il progetto transnazionale HomeLab, implementato in Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, si è concentrato sull'integrazione sociale e lavorativa di gruppi marginalizzati, come persone senza dimora e comunità Rom. Questo tipo di progetto, sebbene pilota, evidenzia l'importanza di approcci mirati e contestualizzati per raggiungere le fasce più vulnerabili, spesso attraverso partenariati multi-attore e interventi che vanno oltre la mera ricerca di lavoro, toccando dimensioni sociali e abitative.

Infine, il report cita due meccanismi innovativi di governance e finanziamento: il Meccanismo di Finanziamento dell'Innovazione del Dipartimento FSE delle Fiandre e Portugal Social Innovation. Il primo utilizza una parte del budget FSE regionale per stimolare e finanziare innovazioni sociali in fase iniziale nel mercato del lavoro fiammingo. Il secondo è un fondo portoghese progettato per far crescere gli investimenti a impatto sociale, supportando l'innovazione sociale in vari ambiti, incluso l'impiego. Questi meccanismi mostrano come le politiche possano non solo erogare servizi diretti, ma anche creare un ecosistema favorevole all'emergere di soluzioni innovative e relazionali dal basso, responsabilizzando attori locali e regionali e permettendo la sperimentazione.

Questi casi, insieme all'esempio del “Liberated Method” citato dalla JRF, pur con le loro specificità, convergono su alcuni temi centrali per i servizi relazionali: l'importanza di un approccio personalizzato e olistico, l'integrazione dei servizi, il ruolo cruciale degli operatori nella costruzione della fiducia, il coinvolgimento attivo dei beneficiari e la necessità di partenariati multi-attore a livello locale. Essi offrono spunti preziosi per ripensare i servizi per l'impiego anche nel contesto italiano.

Sintesi dei Vantaggi e delle Criticità per il Contesto Italiano

L'introduzione di un approccio basato sui servizi pubblici relazionali nel sistema delle politiche per il lavoro in Italia presenta un potenziale significativo per affrontare le criticità strutturali e migliorare l'efficacia degli interventi, ma comporta anche sfide considerevoli che necessitano di un'attenta valutazione. Integrando le definizioni teoriche (Joseph Rowntree Foundation; Lejano & Kan, 2025), le analisi delle debolezze del sistema italiano (Corte dei Conti, 2021) e gli spunti derivanti da esperienze internazionali (Demos, 2022; Nesta, 2017), è possibile delineare un quadro dei vantaggi attesi e delle criticità da considerare.

Vantaggi Potenziali per il Contesto Italiano:

Uno dei principali vantaggi risiede nella capacità dell'approccio relazionale di rispondere alla frammentazione e alla scarsa personalizzazione che affliggono i Centri per l'Impiego (Cpi) italiani. Come evidenziato dalla Corte dei Conti, i Cpi faticano a offrire servizi specialistici e percorsi individualizzati, generando insoddisfazione negli utenti. Un modello relazionale, ponendo al centro la costruzione di una relazione di fiducia tra operatore (coach) e cittadino, permette una comprensione più profonda dei bisogni, delle competenze e delle aspirazioni individuali. Questo si traduce in un supporto più mirato ed efficace, superando la logica puramente burocratica o di compliance. L'esperienza di Garantie Jeunes in Francia, pur con i suoi limiti nell'adattamento locale, dimostra come un accompagnamento intensivo e personalizzato possa fare la differenza per i giovani più vulnerabili.

In secondo luogo, l'approccio relazionale favorisce l'integrazione dei servizi, un'altra area di debolezza in Italia. Il modello Ohjaamo in Finlandia, che riunisce sotto lo stesso tetto servizi per l'impiego, la salute, l'alloggio e l'orientamento, offre un esempio concreto di come superare la frammentazione. Un “Universal Work Service” sul modello proposto da Demos per il Regno Unito, che integri supporto all'impiego, formazione e orientamento a livello locale, potrebbe semplificare l'accesso per i cittadini e migliorare il coordinamento tra i diversi attori, rispondendo in modo più olistico alle esigenze delle persone e alle sfide del mercato del lavoro.

Un terzo vantaggio, spesso trascurato dai sistemi tradizionali, è la valorizzazione e la costruzione del capitale sociale. Come sottolineato da Demos, le reti sociali giocano un ruolo cruciale nella ricerca di lavoro. I servizi relazionali, andando oltre le procedure standardizzate, possono attivamente promuovere la creazione di connessioni, sia tra pari sia con la comunità locale e le imprese, aumentando le opportunità per gli individui. Questo richiede un cambio di paradigma, vedendo la relazione non solo come mezzo, ma come fine stesso del servizio pubblico.

Infine, l'adozione di principi relazionali può portare a una maggiore soddisfazione degli utenti e a migliori risultati, specialmente per coloro che affrontano barriere multiple all'occupazione (come nei casi seguiti dal “Liberated Method” o dal progetto HomeLab). Sentirsi compresi, supportati in modo personalizzato e messi in grado di agire (empowerment) può aumentare la motivazione e la resilienza delle persone.

Criticità e Sfide per l'Implementazione in Italia:

Nonostante i potenziali benefici, l'implementazione di servizi pubblici relazionali in Italia si scontra con ostacoli significativi. Le criticità strutturali evidenziate dalla Corte dei Conti – carenza di personale qualificato, inadeguatezza delle infrastrutture informatiche, mancanza di coordinamento e sistemi di monitoraggio deboli – rappresentano una base di partenza problematica. Un approccio relazionale richiede investimenti consistenti proprio in queste aree: più personale, con competenze diverse (ascolto, coaching, mediazione), e sistemi informativi adeguati a supportare una gestione personalizzata dei casi.

Un'altra sfida cruciale è di natura culturale e organizzativa. Passare da un modello burocratico-transazionale a uno relazionale richiede un profondo cambiamento nella cultura delle amministrazioni pubbliche e nella mentalità degli operatori. Significa dare maggiore autonomia e discrezionalità agli operatori di prima linea, basandosi su principi piuttosto che su regole rigide, come nel “Liberated Method”. Questo può generare resistenze e richiede un forte impegno nella formazione continua e nel supporto alla leadership a tutti i livelli.

La misurazione dei risultati e la garanzia di accountability rappresentano un'ulteriore criticità. I servizi relazionali si concentrano su esiti spesso qualitativi e a lungo termine (benessere, fiducia, capitale sociale), che sono più difficili da misurare rispetto agli indicatori quantitativi tradizionali (es. numero di collocamenti). È necessario sviluppare nuovi sistemi di valutazione che catturino il valore aggiunto dell'approccio relazionale senza snaturarlo con metriche puramente performative.

Infine, la scalabilità e la sostenibilità delle iniziative relazionali sono un nodo problematico. Spesso queste nascono come progetti pilota o iniziative locali. Integrarle nel sistema ordinario richiede non solo risorse adeguate, ma anche meccanismi di governance flessibili, come quelli visti nelle Fiandre o in Portogallo, che sappiano bilanciare l'esigenza di standardizzazione con la necessaria flessibilità e adattamento ai contesti locali. Il rischio è che, nel passaggio a scala nazionale, l'approccio venga diluito o burocratizzato, perdendo la sua essenza relazionale, come parzialmente osservato anche per Garantie Jeunes.

In conclusione, l'approccio relazionale offre una prospettiva promettente per rinnovare i servizi per il lavoro in Italia, rendendoli più umani, efficaci e capaci di rispondere alle sfide contemporanee. Tuttavia, la sua implementazione richiede un impegno strategico a lungo termine, investimenti mirati, un cambiamento culturale profondo e lo sviluppo di nuovi modelli di governance e valutazione, imparando dalle esperienze internazionali ma adattandole attentamente alle specificità del contesto italiano.

Conclusioni

L'approccio dei servizi pubblici relazionali offre una prospettiva ricca di potenziale per riformare e migliorare le politiche per il lavoro in Italia. Ponendo al centro la persona, la fiducia, la personalizzazione e l'integrazione dei servizi, questo modello può contribuire a superare le attuali criticità legate alla frammentazione, alla burocratizzazione e alla scarsa efficacia percepita dai cittadini. Le esperienze internazionali, pur con le loro specificità, dimostrano la fattibilità e i benefici di tali approcci, specialmente per le fasce più vulnerabili della popolazione.

Tuttavia, la transizione verso un sistema relazionale richiede un cambiamento profondo e sistemico, che va oltre la semplice adozione di nuove procedure. Attraverso la realizzazione di un nuovo patto con il Terzo Settore, si può più facilmente pensare a una riforma sistemica dei sistemi di supporto alla formazione e al lavoro. È necessario un investimento strategico sulle competenze degli operatori, sulle infrastrutture tecnologiche, sui modelli di governance locale e sui sistemi di valutazione. Soprattutto, serve un cambio culturale che valorizzi l'autonomia, la fiducia e la collaborazione a tutti i livelli. Affrontare queste sfide richiederà visione politica, risorse adeguate e un impegno costante nel tempo, ma rappresenta una strada promettente per costruire servizi per il lavoro più umani, efficaci e capaci di promuovere realmente l'inclusione e il benessere dei cittadini.

Riferimenti Principali

(Nota: I riferimenti a Bartels & Turnbull (2020) e Lejano & Kan (2022) sono citati come riportati nell'articolo di Lejano & Kan (2025).)

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